Terza cappella sul fianco destro della navata, caratterizzata dalla veste gotica che la rende la più antica cappella del santuario, è quella intitolata alla Madonna e a Santa Caterina, di patronato della famiglia Aliprandi. Risale al 1415, quando venne edificata in dimensioni maggiori, e poi ridotta per permettere l’edificazione del chiostro. La scritta tra due stemmi della raffinata lapide dedicatoria dichiara che a volere la cappella è stato il più noto esponente della famiglia, Bonamente, testimone oculare della costruzione del tempio, della quale lasciò relazione nei versi della sua nota Cronica di Mantova.
Se le decorazioni a fresco delle pareti e della volta sono scarsamente visibili e di non particolare pregio, meritano d’essere segnalati due strappi d’affresco effettuati nel corso dei restauri: sulla parete sinistra, una Madonna col Bambino di fattura raffinata, non lontana dall’opera di Pisanello; alla parete opposta è, invece, una Madonna con il Bambino e un angelo in un ampio tondo circondato dal coloratissimo motivo a cartiglio, collocata dalla critica nell’àmbito di Giovanni Badile. Buon lavoro di intaglio e pittura è l’altare ligneo, evidentemente non coerente con lo spazio in cui è inserito, per il quale si sono fatti i nomi di Giovanni Battista Viani quale intagliatore, Antonio Maria Viani pittore e autore dell’Eterno Padre in alto, delle sante Anna ed Elisabetta nel registro mediano e, in basso, delle sante Caterina e Apollonia. Nella nicchia centrale, probabilmente un tempo ospitante un dipinto, tra la fine dell’Ottocento e primo Novecento si trovava una statua di San Gaetano, in cartapesta, fatta dalla ditta romana dei mantovani Rosa e voluta da Angelo Sarto, fratello di S. Pio X.
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