La cappella di Sant’Ippolito si apre sul lato di sinistra della navata, ed è l’unica ad avere un accesso indipendente dal porticato, oltre che dall’interno della chiesa. Venne eretta verso la metà del Cinquecento come mausoleo della famiglia titolare di un piccolo feudo, enclave nel ducato gonzaghesco: gli Ippoliti. Tuttora il paese che costituiva tale dominio porta il nome di Gazoldo degli Ippoliti, come pure lo spazio sacro, detto anche “Cappella degli Ippoliti” o “Gazolda”.
Due sono i punti di maggiore interesse. Anzitutto l’altare, coronato da un’imponente pala di Antonio Maria Viani, pittore e architetto di inizio Seicento. L’opera illustra il martirio del santo dal quale la nobile famiglia mantovana vantava le origini. Si trattava di un soldato romano, martirizzato al tempo della persecuzione di Diocleziano. Ippolito è attorniato da altri màrtiri, alle sue spalle l’imperatore ordina di procedere con il supplizio: sarà, infatti, legato per i piedi ai cavalli che, trascinandolo, faranno strazio del suo corpo. Il dipinto presenta una qualità assai elevata ed è apprezzabile il confronto con l’abside del duomo di Mantova, anche se i toni sono più cupi, anche per esaltare l’aspetto tragico della scena.
Dell’opera è nota anche una versione autografa “da cavalletto”, recentemente individuata ed entrata a far parte di un’importante collezione privata mantovana: potrebbe ben essere il dipinto segnato nell’inventario dei beni di Paolo Ippoliti del 16 febbraio 1604, come suggerito dal rinvenimento documentario di Chiara Tellini Perina, e quindi anticamente collocato all’interno delle residenze degli Ippoliti di Gazoldo.
La decorazione alle pareti è freschissima, luminosa, garbata, affidata ad una serie di affreschi con trionfi di racemi ed altri addobbi vegetali, cui s’accompagnano un paio di sfondati contenenti dei paesaggi con piccole figure; il tutto certamente memore delle invenzioni giuliesche, ed emerso dalle scialbature nel corso dei restauri effettuati nel 1964. Un monumentale cenotafio marmoreo a parete riporta la memoria, con nomi e stemmi, dei nobili sepolti nella cripta sottostante.
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