Ultima cappella sul lato destro è quella della Mater Gratiae. Il riferimento è alla tavola che oggi troneggia nel tempietto marmoreo dell’altare maggiore ma che, fino al 1932, era accolta, come si conviene alle immagini sacre dei santuari, in una cappella laterale nei pressi dell’abside.
Il titolo è scritto sopra l’arco d’accesso: il riferimento è, appunto, a Maria madre di Cristo, che dispensa la divina Grazia. Teologicamente, dunque, al di sopra della salute del corpo o di altre richieste, il cristiano dovrebbe preoccuparsi di ottenere la Grazia, cioè di mettersi in sintonia con Dio. Lo spazio è chiaramente legato alla ristrutturazione effettuata nel 1856, nelle forme e nei colori, mentre delle stagioni precedenti sopravvive l’altare seicentesco, dal paliotto intarsiato in marmi policromi inquadrato da due belle statuette di santi (o di religiosi, probabilmente quelli che commissionarono l’opera). Tolta dalla parete l’icona della Mater Gratiae, ora all’interno della cornice fastosa compare un dipinto raffigurante il Sacro cuore di Gesù, realizzato dal pittore mantovano Giovanni Minuti nel 1941.
La copertura è a cupola ribassata, decorata con il monogramma della Vergine. Non più visibile è la sepoltura di alcuni membri della famiglia Gonzaga (Carlo di Rethel con la moglie Maria e il figlio Carlo II Gonzaga Nevers). Si legano alla tavola della Mater Gratiae centinaia e centinaia di ex voto realizzati dai voventi per rendere grazie alla Vergine; un tempo, però, ve ne erano in numero maggiore e assai raffinati artisticamente.
Pensiamo alle medaglie d’oro dei Papi, a monili principeschi, alla corona adorna di gemme lasciata dall'imperatore Carlo V. Una parte significativa degli ex voto è raccolta negli ambienti finitimi alla cappella.
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