Varcata la porta sul lato nord, dalla bella cornice marmorea, si entra nel corridoio ricavato da un braccio del Chiostro Grande, ampiamente demolito. Spiccano le lunette con le Storie di San Francesco, affrescate, come quelle in facciata, da Bernardino e Bernardo Muttoni, e le centinaia di ex voto qui appesi, parte della raccolta del santuario: tavolette dipinte e ricamate, oggetti e fotografie, palloni da calcio legati alle prodezze sportive delle squadre mantovane, fucili esplosi, elmetti... tutti con intense e drammatiche storie da raccontare, dal Seicento fino ai nostri giorni.
I soggetti sono da esplorare con attenzione e curiosità: gli interventi prodigiosi della Vergine documentano con verità e vivacità momenti di vita difficilmente riscontrabili nella pittura cosiddetta colta: dagli incidenti stradali alle malattie, dalla moria del bestiame ai pericoli della natura. La struttura architettonica, se ben osservata, mostra le antiche colonne in pietra che circondavano l’antico chiostro ora annegate nel muro che ha trasformato questo braccio in un corridoio. Proseguendo verso est si può accedere al chiostro della Porta; le porte sul lato opposto conducono, invece, alla base del campanile e alla Sagrestia Vecchia. In uno stanzino nei pressi si trova una tela del pittore neoclassico mantovano Giulio Cesare Arrivabene con l'episodio del profeta Elia che richiama in vita il figlio della vedova; al di sopra dell’accesso alla Sagrestia Vecchia, invece, è un frammento di paliotto in cuoio dipinto al di sopra di una lamina metallica (ovvero un corame), raffigurante l’icona della Mater Gratiae.
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