Uno degli aspetti più affascinanti da un punto di vista storico è l’impalcato ligneo che si sviluppa sui lati della navata del Santuario. Qui la struttura è composta da colonne che inquadrano nicchie disposte su due livelli. In alto è un trionfo di guglie, mentre tutta la superficie è cosparsa da decorazioni giallastre. Si tratta di occhi, mani, seni, angioletti, bambini in fasce, cuori e altri elementi anatomici, realizzati in cera e affissi alla struttura lignea con della pece, per formare motivi decorativi.
Si tratta di ex voto che venivano stampati nel convento, attraverso parte della cera che i pellegrini portavano in dono. Le nicchie accolgono, invece, delle statue a grandezza naturale. Benché ritenute da molti realizzate in cartapesta, sono, invece, polimateriche, ovvero per la quasi totalità composte da una struttura lignea con elementi in tela gessata e dipinta, e in legno intagliato, dipinto e dorato. Raffigurano i visitatori illustri (ultima campata del lato destro) e miracolati dalla Madonna, dame e guerrieri.
Impressionanti sono le figure dei condannati a morte, e in particolare la statua col boia Giovanni da Volta Mantovana, detto Giuanìn dla Masöla: anche in questo caso durante l’esecuzione qualcosa andò storto e il condannato venne liberato in quanto la mancata decapitazione venne ritenuta segno divino della sua innocenza. Da segnalare anche le nicchie ora vuote: qui erano le statue raffiguranti i guerrieri dei Gonzaga.
Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento uno studioso inglese, James Gow Mann, capì che tali sculture erano in gran parte realizzate con vere armature. Vennero dunque tolte dall’impalcato e smontate, riportando alla luce la più importante collezione di armature gotiche lombarde esistente al mondo, oggi conservata al Museo Diocesano di Mantova. L’importanza di tali armature è enorme: basti pensare che la “B3” è dipinta nella Madonna della Vittoria di Mantegna, oggi al Louvre, indossata dal marchese Francesco II Gonzaga.
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