Completa la conoscenza del borgo antico lo spettacolare scorcio naturalistico sul Lago Superiore. Sul lato destro della piazza, al termine degli edifici residenziali e prima della facciata del Santuario, un vòlto immette verso la discesa che conduce alla sponda del lago Superiore, o, se vogliamo, permette allo sguardo di ammirare la valle del Mincio che solo dopo qualche chilometro si apre per formare il primo dei tre laghi di Mantova.
Un affaccio spettacolare sulle Valli del Mincio, ove, nelle giornate limpide, si possono il profilo della città di Mantova (ben visibili alcune torri e la cupola di Sant’Andrea) e, in lontananza, le Alpi.
La vista spazia per i campi sulle due sponde e sul canneto emergente dalle acque, ravvivato in luglio e agosto dai fiori di loto: un paesaggio sereno incornicia il Santuario, reso slanciato dalla posizione dominante e dalle emergenze del campanile a coronamento conico e dei pinnacoli che ne manifestano lo stile architettonico, gotico-lombardo. Purtroppo, ai nostri giorni è perduto l’ampio complesso religioso, ricco di ben quattro chiostri, che si apriva fino alla sponda del Mincio, con una scalinata che scendeva verso il lago ove era il porto fluviale che legava il borgo a Mantova.
In compenso, la flora e la fauna che arricchiscono l’ambiente circostante al Santuario sono di straordinario interesse. L’intero corso del fiume e gli spazi finitimi appartengono, infatti, al Parco del Mincio, area naturale protetta di interesse europeo. Dalle sponde o navigando sulle acque non è raro incontrare uccelli come gli aironi, la cicogna, il martin pescatore, la folaga, il nibbio bruno, il falco pellegrino, il falco di palude, e persino l’ibis sacro, oltre ad altre specie. Sono presenti, inoltre, varie specie di anfibi e di rettili, tra i quali la testuggine palustre, nonché una nutrita ittifauna composta dal luccio, dal persico reale, dal barbo, dalla tinca e da numerose altre specie.
Da segnalare la presenza di specie aliene quali il siluro, il gambero della Louisiana e la nutria, che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie autoctone. Per quanto riguarda la flora, oltre al già citato loto (specie originaria dell’India introdotta a Mantova nel 1921), notevoli sono le praterie di carice, la castagna d’acqua (i “trigoi”, ovvero trapa natans), la ninfea bianca, l’ibisco e gli Iris palustri. Lo spazio naturale, dominato dall’abside del santuario, appare verde e incontaminato, luogo di riposo e di benessere.
Tornando sul piazzale, sul lato opposto al Santuario, si scorge, invece, il Palazzo Sarto, caratterizzato da una torre con angelo bandieruola. Si tratta di un antico edificio che, tra l’altro, fu abitato dal fratello di quel vescovo di Mantova, Giuseppe Melchiorre Sarto, che poi divenne Papa col nome di Pio X e che oggi è salito alla gloria degli altari quale santo.
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